venerdì 21 febbraio 2014

Instagram come volontà e rappresentazione

Dialogo tra Socrate e Mimesio, sofista esteta depresso, sul ruolo dell'immagine, di una popolare app per smartphone e della rappresentazione compulsiva di sé.



Socrate: Eccoti dunque, Mimesio. Ti ho cercato tutto il giorno per discorrere con te, ma non riuscivo a trovarti.
Mimesio: È un periodo che me ne sto per conto mio, Socrate. Mi sento angustiato e triste.
Socrate: Ti conoscevo come uomo saggio e virtuoso, amante della compagnia e dei discorsi. Che t’è preso dunque?
Mimesio: Duro è il trascorrere del tempo, qui tra le ombre dei trapassati, o Socrate.
Socrate: È da vedere, o Mimesio: tra i vantaggi c’è il fatto che possiamo vedere come è andato avanti il mondo, e conoscere noi stessi in base a quanto apprendiamo.
Mimesio: Non v’è dubbio, o Socrate. Purtuttavia, oggi la mia condizione di defunto mi duole.
Socrate: Siamo morti ormai da quasi duemilacinquecento anni, o Mimesio.
Mimesio: Dici bene, ma solo adesso ne assaporo per intero l’amarezza. 
Socrate: Perché mai, Mimesio? 
Mimesio: Perché solo oggi mi interrogo appieno sull’esistenza e sulla qualità della mia immagine come ombra dei vivi, o Socrate. Mi chiedo se la mia parvenza possa essere puro pensiero o sia ancorata al mondo sensibile e, nel caso, di come lo sia.
Socrate: Vediamo ombre proiettate dal fuoco, amico mio. Forse non siamo che quello. Pensa all’analogia tra ciò che è il bene per l’intelletto e ciò che è il sole per la vista. 
Mimesio: Siamo artefatti, noi, forse?
Socrate: Se ti riferisci all’arte come imitazione della natura, allora...
Mimesio: Ma quale imitazione, caro Socrate: quel che mi angustia è molto peggio. Trattasi, lo vedi, di questa applicazione per cellulari...
Socrate: Oh, ma è Instagram. La conosco. E perché ti angustia, o Mimesio?

Mimesio: Dovrò partire da lontano, o Socrate, e dire tante cose.

[...]


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domenica 9 febbraio 2014

Sincretismi

Eventi mondani recenti dell'Opificio di teologia potenziale (Optepo)



Il Concilio Pontificio per la cultura riunisce il cardinal Ravasi e Noam Chomsky annunciando in breve: "Words, thoughts, structures and languages. Towards a grammar of understanding."

Oh, mi immagino.

Evento principale: "Trasformazionalismo dalla Torre di Babele ai giorni nostri: un approccio generativo alla panglossia"
Seminario: "In principio era il Verbo. E poi? Elementi di analisi teogrammaticale."
Dibattito: "Innatismo del linguaggio e possessione demoniaca: prospettive."
Laboratori didattici: "semantica una e trina", "minimalismo linguistico e manicheismo", "limiti della grammaticalità nella prova ontologica".



Ancora, la scorsa settimana a Bruxelles si è parlato di "Re-engaging Science and Theology in Seminary Education".
Sperando che non abbiano intitolato delle conferenze a Galileo, segnalo alcuni seminari futuri in cui entrambi i fronti porteranno il loro contributo e si tenterà un appagante sincretismo culturale.
La moderazione del dibattito sarà affidata a Ravasi e Giacobbo.
Parte prima: Lezioni di teofisica.
"Entanglement quantistico e ingerenza vaticana: una sinossi"
"Materia oscura: i conti e la gestione dello IOR"
"Inquisizione: la genesi della peer review"
"Everett e l'interpretazione dei molti mondi: come abbiamo bruciato Giordano Bruno"
"Apparizioni mariane per effetto Čerenkov"
"Buchi neri e informazione: abusi sui minori e loro gestione programmatica nella società e nei media"
"Esegesi di Copenaghen"
"Radionuclidi e sindone di Torino" (evento cancellato per sospetta eresia)