martedì 4 luglio 2017

Il lunedì del Villaggio

Il lunedì del Villaggio
(in morte di Paolo Villaggio, 3 luglio 2017)

E la Silvani vien sacramentando,
in sul calar del sole,
a darti del merdaccia; e reca in mano
un mazzolin di rose e di viole,
onde, siccome suole,
ornare ella si appresta
dimani, in Megaditta, il petto e i crini.
Siedi, con il Filini
ne la sala a rimirar col Riccardelli,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando perdi il tuo buon tempo.
La Corazzata un dì poi s’ammirava:
cagata fu, pazzesca,
e qui plaudì l’ardire intra di quei
tanti colleghi, nessun più ne esca.
Già tutta l'aria imbruna,
torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
giù da' colli e da' tetti,
al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno:
la partita che viene;
ed a quel suon diresti
che il cor si riconforta.
Peroni sorseggiando
e la frittata in piatto,
un tifo indiavolando
forma un lieto romore:
ma pur si storna alla sua parca mensa,
ruttando, il ragioniere,
e mai saprà chi l’avrà fatto, il palo.
La Serbelloni è corsa, dal riparo:
Che faccio, Capovaro?
Vadi contessa, vadi, la si prega!
s’incozza la bottiglia
da metri trentadue, poi più centrale,
e s’accetta, e s'adopra
di mozzar diti al clero in verso all’acqua.
In gita lagunar tu fosti un giorno,
pien di stima e di gioia:
diman tristezza e noia
recheran l'ore, ed al travaglio usato
ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Ragioniere scherzoso,
cotesta età fiorita
è nube sempre ricca di sorprese,
accento pur svedese,
che precorre alla festa di tua vita.
Batti, sì, batti lei; stato soave,
e, come, troppo umano.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
ch'anco tardi a venir non ti sia grave.

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